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Acufene

Suono percepito dalla corteccia cerebrale e prodotto da una o più cellule cigliate della coclea ( ma non solo, può essere originato anche in altri luoghi lungo il percorso delle vie uditive interne) per motivi ancora non del tutto chiari, presumibilmente come reazione ad un danno fisico o psichico che le stesse hanno riportato. La sensibilità soggettiva dell’acufene varia grandemente da soggetto a soggetto: vi sono persone che imparano a convivere con il disturbo, altre che ne soffrono al di là del comprensibile per chi non sa cosa significhi un acufene. Vi è comunque una relazione fra labilità psichica e percezione soggettiva dell’acufene. Nei casi più gravi l’acufene viene “fissato” nella memoria della corteccia col risultato che non pare esservi mezzo per alleviarne il fastidio.

Adattamento protesico

L’insieme delle operazioni che hanno come obiettivo la scelta e l’applicazione corretta di un apparecchio acustico su di un soggetto con problemi uditivi.

Altoparlante

Sistema meccano – elettro – acustico atto a trasformare segnali elettrici in suono.

Amplificatore

Sistema elettrico che provvede ad aumentare di potenza il segnale presente all’ingresso dell’apparecchio acustico. La misura di quest’incremento è data dalla differenza in dB fra l’intensità del segnale in ingresso e l’intensità del segnale in uscita. Di norma gli amplificatori provvedono anche a modificare il segnale secondo le esigenze d’ascolto dell’utente.

Apparecchio acustico

Sistema d’amplificazione di dimensioni ridotte atto ad essere indossato o chirurgicamente inserito nella scatola cranica. Ne esistono di diversi aspetti estetici (nel caso dei non impiantabili: dietro l’orecchio, nell’orecchio e ad occhiale), in grado di fornire la necessaria amplificazione con le dovute correzioni per il recupero dell’ipoacusia. In passato esistevano gli apparecchi analogici che attualmente non vengono quasi più utilizzati essendo stati sostituiti dai più efficienti apparecchi digitali.

Area corticale uditiva

Zona del lobo temporale della corteccia cerebrale maggiormente sensibile ai segnali provenienti dall’orecchio attraverso il nervo acustico e deputata pertanto alla sua analisi e comprensione.

Area uditiva

Sinonimo di capo uditivo: l’area compresa fra la soglia uditiva e il livello di fastidio per le frequenze udibili. Nel normoudente è ampia circa 120 dB.

Ascolto dicotico

Si ha quando ascolto dicotico quando in contemporanea sono presentate al soggetto due fonti sonore che offrono messaggi d’uguale interesse per il soggetto stesso. Lo scopo del test è quello di verificare la capacità di concentrazione e di discriminazione di uno dei due massaggi.

Audiologia

La scienza che studia l’apparato uditivo

Audiometria

L’audiometria si divide in :
Audiometria automatica
Tecnica d’esame audiometrico eseguita mediante un audiometro speciale in grado di erogare frequenze in sequenza a livelli via via incrementati fino all’interruzione a cura del soggetto da esaminare. Normalmente la stessa frequenza viene riproposta più volte per verificarne statisticamente la correttezza della risposta. Grazie all’elevato numero d’esami eseguiti con questa tecnica si dispone ormai di una valida statistica in grado di determinare anche la tipologia dell’ipoacusia e l’eventuale simulazione del soggetto stesso.
Audiometria clinica
E’ l’audiometria eseguita dallo specialista ORL che ha per scopo la raccolta di dati utili per la diagnosi, quindi per suggerire la terapia o per seguire l’evoluzione dell’ipoacusia.
Audiometria comportamentale
Tecnica audiometrica che consiste nell’osservazione delle reazioni del soggetto quando sottoposto a stimoli sonori tonali o vocali.
Audiometria di screening
Tecnica audiometrica avente lo scopo di classificare un gruppo di soggetti nella categoria normoudenti o ipoacusici. Normalmente consiste in una veloce ricerca della soglia uditiva su tre – quattro frequenze (500 – 1000 – 2000 hz o 500 – 1000 – 2000 – 4000 Hz) inserendo le persone che rientrano nella fascia di normoacusia (0 -20 dB) fra i normoudenti e coloro che danno risposte al di là di tale fascia nel gruppo di persone sulle quali è opportuno eseguire degli approfondimenti diagnostico.
Audiometria in campo libero
L’insieme delle prove audiometriche realizzate mediante erogazione del segnale attraverso altoparlanti. Deve sottostare alla verifica di determinate situazioni ambientali per evitare fenomeni distorsivi d’intensità, fase e frequenza.
Audiometria in cuffia
L’insieme delle prove audiometriche realizzate mediante erogazione del segnale attraverso cuffie. Nonostante la non naturalezza del rilevamento, l’imprecisione di sistema nel rilevamento, è tuttora il metodo più semplice, pratico e ripetibile per l’esecuzione di un’audiometria.
Audiometria infantile
Tecnica audiometrica che tiene conto dell’età del soggetto sottoposto alle prove. Non ci si aspetta una risposta dal soggetto ma si analizzano le reazioni tipo la reazione cocleopalpebrale, il riflesso di Moro, o il ROC. Allo scopo si utilizzano anche strumenti audiometrici di tipo diverso come il Peep Show (nelle varie forme: treno, bambole, teatrino).
Audiometria protesica
L’insieme delle prove audiometriche tendenti a stabilire il campo dinamico residuo dell’ipoacusico e, successivamente, a valutare la resa protesica ottenuta mediante l’applicazione di un apparecchio acustico.
Audiometria tonale
Audiometria realizzata mediante suoni aventi composizione frequenziale definita: toni puri, toni interrotti, toni ecc. I risultati sono riportati su di un grafico sul quale le perdite uditive sono in funzione della frequenza. Può essere realizzata in cuffia, per via ossea o in campo libero.
Audiometria tonale liminare
Tecnica audiometrica che consente la ricerca del livello minimo di sensazione uditiva nel soggetto sotto prova, che coincide con la soglia uditiva. La prova è eseguita su frequenze nell’ambito dello spettro dell’udibile e normalmente può essere eseguita per via aerea, per via ossea o in campo libero.
Audiometria tonale sopraliminare
Tecnica audiometrica che utilizza suoni d’intensità superiore al livello di soglia uditiva e che consente l’individuazione del livello di comoda udibilità o del livello di fastidio. Usata anche in prove particolari quali il SISI test o il Luscher test.
Audiometria vocale
Tecnica audiometrica che utilizza parole, logotomi, frasi con o senza senso, frasi per bambini, con lo scopo di valutare il livello d’intelligibilità del soggetto.

Audiometro

Lo strumento idoneo a misurare la capacità uditiva: ne esistono di marche e modelli diversi. Audiometri da screening (specificatamente previsti per test veloci atti discriminare normoudenti da ipoacusici), clinico – diagnostici (che consentono una ricerca più approfondita delle soglie relative all’ipoacusia e che consentono la realizzazione anche di prove sopraliminari), da ricerca solitamente sono in grado di eseguire esami fuori routine come ad esempio test oltre i dodicimila Hz.

Audioprotesista

Lo specialista laureato che deve verificare l’estensione del campo dinamico del soggetto, scegliere l’apparecchio acustico più idoneo, applicarlo, regolarlo, verificarne la resa, istruire il soggetto sul suo utilizzo ed effettuare le verifiche a distanza di tempo allo scopo di accertasi che le prestazioni restino inalterate o diano un progressivo miglioramento del risultato applicativo.

Bel

Logaritmo decimale del rapporto del valore di due potenze o di valori legati alla potenza (intensità, pressione, tensione …).

Bicros

Applicazione protesica che utilizza un solo apparecchio acustico ma due microfoni posti ai due lati della testa. Tecnica usata quando l’utente abbia un’ipoacusia asimmetrica con l’orecchio peggiore non in grado di sfruttare al meglio l’amplificazione.

Binaurale

Che riguarda ambedue le orecchie.

Bobina telefonica

Piccolo solenoide che immerso in un campo magnetico, presente nell’ambiente, è in grado di acquisirne le informazioni per trasferirle, nel nostro caso, nell’amplificatore dell’apparecchio.

C.I.C.

Completely In the Canal, termine anglosassone per indicare gli intraauricolari ad inserzione profonda. Caratteristica fondamentale di tali apparecchi è un “face plate” che sia arretrato di circa 2/3 mm dall’imboccatura del CUE. L’uscita suono deve essere la più vicina possibile al timpano (normalmente entro i 5 mm dal timpano). In tal modo si riesce ad ottenere una maggior resa che può essere valutata in 5-6 dB per la posizione del face plate e in circa 3-5 dB per la posizione di uscita del ricevitore. In tali condizioni il volume della cavità residua che si determina può essere calcolato in circa 0,250 cc.

Cabina anecoica

Cabina speciale ad elevato grado di insonorizzazione, normalmente sospesa su ammortizzatori e molle per evitare anche vibrazioni a bassa frequenza, usata dalle maggiori case produttrici per la verifica in ambiente pressoché totalmente silente delle caratteristiche elettroacustiche dei propri apparecchi.

Cabina silente

Solitamente una camera con pareti fonoassorbenti e una porta con chiusura ermetica che garantisca un’attenuazione dei rumori ambientali nell’ordine minimo di 25/30 dB.

Caduta (perdita in)

Dicesi di perdita uditiva a morfologia in discesa; la discesa deve essere superiore a 10 db ed inferiore a 30 dB nel campo 250/4000 Hz.

Campo dinamico

In una persona l’estensione in dB esistente fra soglia uditiva e livello di fastidio. Nel normoudente sulle frequenze centrali il campo dinamico é di 120 dB.

Campo libero

Ambiente chiuso dove viene inviato al soggetto tramite uno o più altoparlanti dei segnali test o delle parole. L’ambiente deve essere ben insonorizzato ed avere una notevole capacità d’assorbimento.

Canale d'amplificazione

In un apparecchio acustico é l’amplificazione che, attraverso opportuni filtri, é in grado di amplificare solo una porzione dell’intera gamma dell’udibile. In passato quando un apparecchio aveva tre canali significava che disponeva di singole amplificazioni per il canale delle frequenze gravi, delle medie e di quelle acute. Oggi gli apparecchi dispongono di decine di canali d’amplificazione, consentendo quindi una migliore e più precisa regolazione.

Canali semicircolari

Parte dell’orecchio interno deputata alla determinazione della postura del corpo e quindi all’equilibrio, costituita da tre canali a forma di semicerchio posti in posizione ortogonale l’uno rispetto all’altro in modo da avere informazioni su tutte le possibili inclinazioni realizzabili dal corpo.

Cassa timpanica

Lo spazio occupato dall’orecchio medio, che va dal timpano alle finestra ovale e rotonda, dalla tromba d’Eustachio alla parete posteriore

Catena ossiculare

Parte dell’orecchio costituita dalle tre ossa più piccole del corpo umano: martello, incudine e staffa. Queste tre ossa si trovano nell’orecchio medio e la loro funzione è quella di trasmettere il suono dal timpano alla coclea moltiplicando per venti la forza che arriverà sulla finestra ovale.

Cellule cigliate

Le cellule nervose che si trovano nella coclea, precisamente nell’organo del Corti, sotto la membrana tectoria, che possiedono delle ciglia che, sfiorate dalla membrana tectoria, determinano la creazione di uno “spike” (vedi) che viaggiando lungo il nervo acustico e recepito dalla corteccia sollecita nel cervello la sensazione o immagine sonora. Si dividono in cellule cigliate esterne (tre file) ed in cellule cigliate interne (una fila). Le tre file esterne hanno le ciglia vincolate alla membrana tectoria della quale regolano l’altezza rispetto alle ciglia delle cellule della fila interna deputate invece a riconoscere il suono ed inviarne gli spikes alla corteccia. Il modo con cui regolano la distanza dalle ciglia della fila interna dipende dai comandi che pervengono loro dal cervello: se al cervello non giunge alcun suono questi invia un segnale alle cellule delle file esterne perché contraendosi avvicinino maggiormente la membrana tectoria alle ciglia delle cellule della fila interna, mentre al contrario se il suono è eccessivamente forte, il comando è tale da far rilasciare la membrana tectoria diminuendo in tal modo la sensibilità al suono della fila interna.

Cerume

Secrezione protettiva d’alcune ghiandole che si trovano nel C.U.E.. il cui scopo è di bloccare corpi estranei, invischiandoli ed imprigionandoli ed impedendo loro il raggiungimento del timpano.

Chiocciola su misura

Costruita sulla base del calco dell’orecchio, ne riproduce perfettamente la forma. Può essere realizzata in materiale acrilico rigido o morbido, oppure in materiale siliconico di diversa durezza: le più morbide presentano durezza di circa 25 “shore”.

Coclea

È la parte nobile dell’orecchio, quella cioè che trasforma i movimenti meccanici dei liquidi labirintici in segnali elettrici (spikes) che sono inviati tramite il nervo acustico alla corteccia cerebrale dove devono suscitare un’immagine sonora loro corrispondente. Un cattivo funzionamento della coclea pregiudica il lavoro di riconoscimento ed interpretazione del segnale da parte della corteccia.

Cofosi

Capacità uditiva per qualsiasi causa ridotta a zero in un orecchio.

Condotto uditivo esterno

La parte a forma grossolanamente di tubo che porta dalla conca al timpano. Tipica di questa parte dell’orecchio esterno è la risonanza che esso offre in una zona di frequenza compresa fra circa 1800 e 3000 Hz.

Corda molle (perdita di udito)

Perdita uditiva in cui le frequenze centrali evidenziano una perdita superiore a quella delle frequenze estreme: in particolare la media d’ipoacusia sulla 1000/2000 è superiore alla media delle estreme (250/4000).

Coteccia

La parte del cervello di più recente formazione nella specie umana e perciò sede delle funzioni superiori tipiche della nostra specie. Nel caso del sistema uditivo la parte della corteccia che si occupa della decodifica e quindi dell’interpretazione dei segnali sonori: la maggior parte di questo tipo di lavoro è eseguita dalla corteccia in corrispondenza delle aree temporali

Cross

Applicazione protesica che prevede l’apparecchio acustico su di un lato ed il microfono sull’orecchio controlaterale. Applicazione usata soprattutto quando l’ipoacusia non sia grave, esistano grossi problemi di autofonia e/o rimbombo che richiedono un’applicazione a chiocciola aperta, cosa però impossibile a realizzarsi su di un solo orecchio per problemi di feedback.

Cuffia

Sistema di trasduzione del suono da segnale elettrico in segnale acustico avente forma indossabile mediante un archetto di mantenimento in posizione sopra il capo. Esistono cuffie di diverso tipo e con differenti prestazioni: nel campo audiologico si usano vecchi modelli di cuffie telefoniche che hanno però il pregio di una notevole stabilità delle proprie caratteristiche di riproduzione. Per altri usi, ad esempio in alta fedeltà, le cuffie devono garantire una risposta in frequenza molto ampia ma non è necessaria l’accuratezza e la stabilità in intensità richiesta invece in campo audiologico.

Curvetta

Tubetto solitamente in materiale plastico traslucido che consente la connessione fra il bocchettone d’uscita suono e il tubetto della chiocciola. In molti casi contiene dei filtri attenuatori di picchi, a volte intercambiabili. La presenza dei filtri o la possibilità di inserirli è di notevole importanza perché consente la spianatura dei picchi nella curva di risposta dell’apparecchio acustico rendendo la riproduzione sonora notevolmente migliore ed allargando anche la dinamica di produzione

dB

Il dB (decibel) è un’unità di misura usata per misurare, oltre ad altre grandezze, anche le intensità sonore; è un’unità di misura relativa e logaritmica, vale a dire che per convenzione internazionale lo “0” viene stabilito arbitrariamente ad un certo valore che nel caso delle pressioni acustiche vale 2*10^-4 dyn/cm^2 (= 20*10^-6 pascal = 10^-16 W/cm^2) che rappresenta anche la minima intensità sonora percepibile da un numero statisticamente valido di soggetti giovani, sani e mediamente dichiarantesi normoudenti, alla frequenza di 1.000 Hz. Il precisare la frequenza è importante in quanto l’orecchio umano non ha la stessa sensibilità a tutte le frequenze: in particolare la sua sensibilità si riduce verso le frequenze gravi e si riduce verso le frequenze molto acute. Il dB è il risultato di un rapporto logaritmico fra due grandezze, quella di riferimento (il livello “0” statisticamente trovato) e quella misurata (il livello di pressione sonora a cui il soggetto sotto prova denuncia di iniziare a sentire) (dB=20log(p/p0), e consente, proprio grazie a questo, di gestire grandezze altrimenti impronunziabili (come ad esempio: 1 decimo di milionesimo di miliardesimo di watt al cm quadro). Grazie al fatto di rappresentare un rapporto logaritmico, un’ipoacusia misurata in dB vede un campo di 120 passi fra lo “0”, che rappresenta il livello minimo di capacità uditiva e “120” che rappresenta il livello di fastidio, quando cioè intensità del suono è tale da creare fastidio notevole all’ascolto. Salendo ulteriormente nella scala dei dB si arriva alla soglia “dolore”, mediamente attorno ad un livello di 140 dB, che rappresenta un livelloal quale la sensazione acustica si trasforma in sensazione dolorosa, pur mantenendo anche l’aspetto di sensazione acustica. Tale livello si raggiunge quando, ad esempio, si assista al decollo di un jet da una distanza inferiore ai 50 metri.

dB HL- dB HTL - dB SPL

dBHL: Contrazione di “dB Hearing Level”, cioè dB di livello uditivo e vale per la misura delle soglie in audiometria vocale. Anche in questo caso la misura è di sensazione e lo “0” vale, per individui giovani, sani e mediamente dichiarantesi normoudenti, 19 dBSPL che corrisponde per gli individui citati alla comprensione del 50 % di parole emesse a quell’intensità. A tale valore corrisponde anche la media matematica del livello uditivo tonale sulle tre frequenze centrali di 500,1000, 2000 Hz.

dBHTL: Contrazione di “dB Hearing Threshold Level”, cioè dB di livello di soglia uditiva. È in pratica l’unità di misura della soglia uditiva tonale, rilevata cioè frequenza per frequenza. È una misura relativa del livello di sensazione, in quanto il livello “0” è il risultato di una media di misure fatte su una certa popolazione d’individui giovani, sani e dichiarantesi mediamente normoudenti. Da questa definizione si potrebbe dedurre che dB e dBHTL sono la stessa cosa: ciò è vero per la frequenza di 1.000 Hz ma non per le altre frequenze. Infatti lo “0” dBHTL vale, in dB(SPL), per frequenza, come qui di seguito evidenziato:

125 250 500 1000 2000 3000 4000 6000 8000 Hz

45,5 24,5 11 6,5 8 8 9,5 9 9,5 dBSPL
dBSPL: Contrazione di “dB Sound Pressure Level”, cioè dB di livello di pressione sonora. È la misura della situazione così com’è: ogni suono viene emesso con una certa intensità più o meno elevata, e il dBSPL ne misura l’intensità. La misura di intensità mediante i dBSPL non risente della frequenza: vale a dire che se un suono viene emesso dalla sorgente sonora con una intensità di 35 dBSPL non è detto che venga percepito da chi ascolta con lo stesso valore in dB.

Diapason

Strumento usato di regola molti anni fa per eseguire semplici verifiche di capacità uditiva: una volta eccitato con un apposito martelletto vibra ad una ben precisa frequenza ed ad un’intensità via via calante. Appoggiato alla fronte trasmette le vibrazioni alla scatola cranica e può essere utilizzato, ancor oggi per una veloce verifica del Weber

Digitale

Si dice di dispositivo o tecnica che sfruttava le variazioni discrete di tensione, frequenza, ampiezza, ecc. per codificare, elaborare, trasmettere segnali binari (zero e uno) per dati audio, video, computerizzati o di altro tipo.

Direzionalità

Nel campo audiologico, capacità di discriminare la provenienza di un segnale sonoro. Tale capacità è data dalla presenza di due apparecchi acustici meglio se dotati a loro volta di microfono direzionale, vale a dire di un microfono dotato di due ingressi del suono che forniscono uno sfasamento del segnale in grado di migliorare la capacità di afferrarne la provenienza. Esistono oggi sul mercato anche apparecchi multimicrofono in grado di migliorare ulteriormente la capacità di discriminare la provenienza del suono oltre a poter fare anche altre cose, quali inseguire il rumore e ridurne l’interferenza che può avere sulla comprensione di un contemporaneo messaggio verbale.

Distorsione armonica

La presenza in uscita da un amplificatore di segnali non presenti al suo ingresso. In particolare i segnali creati dall’amplificatore aventi frequenza multipla della frequenza del segnale presentato all’ingresso.

Effetto Larsen

Letteralmente: ritorno d’informazioni. In campo acustico il fenomeno per cui il segnale presente nell’ambiente ha intensità tale da poter essere captato da un microfono, amplificato, trasdotto da un altoparlante o sistema equivalente, ed innescare il fastidiosissimo fischio o effetto Larsen. Nel caso degli apparecchio acustico il fenomeno è dovuto alla non perfetta tenuta della chiocciola o guscio dell’apparecchio acustico per cui parte del segnale che sfugge per questa via viene ricaptato dal microfono e quindi entra in un circolo vizioso determinando il fenomeno. Le modalità per ovviare al problema consistono in: aumentare la tenuta della chiocciola o guscio (maggior fedeltà e/o maggiori dimensioni), ridurre l’amplificazione alle alte frequenze, ridurre le alte frequenze in maniera selettiva (quindi solo sulle frequenze coinvolte nel fenomeno). Al momento, per gli apparecchi convenzionali, non si conoscono altri sistemi di contenimento del feedback. Per gli apparecchi digitali esistono diversi metodi: il feedback viene considerato rumore e come tale ridotto o cancellato, oppure viene memorizzato il “percorso di feedback” e lo si compensa con un segnale uguale ma di senso opposto. Oppure ancora vi è un’analisi continua della possibilità che si possa innescare l’effetto Larsen: quando l’analisi verifica la possibilità dell’instaurarsi del feedback, viene attivato un filtro notch che va posizionarsi esattamente sulla frequenza del feedback, sopprimendolo.

Elicotrema

Apertura di connessione, in cima alla coclea, fra rampa timpanica e rampa vestibolare che consente la compensazione pressoria fra le due rampe (timpanica e vestibolare).

Esostosi

Neo formazione ossea che può trovarsi all’interno del condotto uditivo esterno. Può presentarsi in diverse forme, normalmente tondeggianti, da sola o in gruppi di varie componenti. Se ne deve tenere conto quando si rileva un’impronta e, vista la profondità d’inserzione dei CIC qualora si debba procedere ad una loro costruzione che normalmente risulta impossibile.

Face-plate

Ha tale nome il piattello di plastica che serve da supporto per la circuiteria di un intraauricolare. Secondo il modello può avere pila 13, 312, 10 disporre di uno o due microfoni, disporre o meno di presa per la programmazione in vista o nascosta nel vano pila o dietro lo stesso. Su di esso va saldato il guscio su misura derivante dall’impronta dell’orecchio e che raccoglie al proprio interno la componentistica di cui l’intraauricolare dispone.

Fatica uditiva

Insieme di perturbazioni uditive temporanee legate alla stimolazione sonora. Se legata ad una stimolazione sonora eccessiva può determinare uno shift di soglia uditiva temporanea che si risolve dopo un adeguato periodo di riposo; se si verifica per segnali deboli (a livello di soglia e secondo determinati parametri), è sintomo di un disturbo del nervo che necessita di verifica specialistica.

Finestra ovale

Apertura che si trova nell’orecchio medio fra lo stesso e l’orecchio interno, così chiamata per la sua forma, nella quale alloggia la platina della staffa. Consente di trasferire le vibrazioni della platina della staffa ai liquidi labirintici che, a loro volta, faranno vibrare la membrana basilare sollecitando le cellule cigliate.

Filtro

Nel caso degli apparecchi acustici un filtro tipico è rappresentato dal controllo di tono. Se ne possono avere minimo di due tipi, sui gravi e sugli acuti. A loro volta ognuno dei due tipi può essere passivo o attivo (vedi ordine) a seconda della circuiteria di cui è dotato, ma soprattutto in base alle prestazioni che si vogliono ottenere. Esistono poi anche i filtri digitalmente asserviti che possono avere ordini d’azione molto elevati (fino a 24 dB/oct, 4° ordine) ed esistono infine i filtri digitali che possono arrivare anche ad azioni incredibili (200 dB/oct, 33°ordine). Azioni così pronunciate non sono possibili se non attraverso la digitalizzazione del segnale. Secondo il modo d’azione i filtri si dividono in “passa alto” quando dalla frequenza che ne determina l’inizio dell’azione (frequenza di taglio) lasciano passare in modo inalterato le frequenze di valore superiore a quello della frequenza di taglio, attenuando invece tutte le frequenze di valore inferiore; “passa basso” se, viceversa, lasciano passare le frequenze inferiori alla frequenza di taglio e attenuano quelle di valore più elevato; “passa banda” quando il filtro dispone di due frequenze di taglio e lascia passare solo le frequenze comprese fra le due, attenuando tutte quelle che si trovano al di fuori; “notch” quando, al contrario del “passa banda” attenua le frequenze comprese fra le due frequenze di taglio e lascia passare tutte le altre.

Filtro (meccano-acustico) possono essere inserite nella curvetta o sul tubetto di uscita suono negli endoauricolari. La loro azione è molto contenuta (non va mai al di là dei 6 dB/oct (1° ordine) e la loro funzione principale consiste nell’attenuare porzioni di frequenze (per esempio fornire la cosiddetta curva etimotica) o ridurre pari pari la massima potenza erogabile. Ve ne sono di vari tipi, da quelli standardizzati che offrono impedenze di diverso valore, al filtro stella che varia la propria prestazione secondo la lunghezza utilizzata, ad altri ancora meno sofisticati che si possono trovare sul mercato.

Feedback

Letteralmente: ritorno d’informazioni. In campo acustico il fenomeno per cui il segnale presente nell’ambiente ha intensità tale da poter essere captato da un microfono, amplificato, trasdotto da un altoparlante o sistema equivalente, ed innescare il fastidiosissimo fischio o effetto Larsen. Nel caso degli apparecchio acustico il fenomeno è dovuto alla non perfetta tenuta della chiocciola o guscio dell’apparecchio acustico per cui parte del segnale che sfugge per questa via viene ricaptato dal microfono e quindi entra in un circolo vizioso determinando il fenomeno. Le modalità per ovviare al problema consistono in: aumentare la tenuta della chiocciola o guscio (maggior fedeltà e/o maggiori dimensioni), ridurre l’amplificazione alle alte frequenze, ridurre le alte frequenze in maniera selettiva (quindi solo sulle frequenze coinvolte nel fenomeno). Al momento, per gli apparecchi convenzionali, non si conoscono altri sistemi di contenimento del feedback. Per gli apparecchi digitali esistono diversi metodi: il feedback viene considerato rumore e come tale ridotto o cancellato, oppure viene memorizzato il “percorso di feedback” e lo si compensa con un segnale uguale ma di senso opposto. Oppure ancora vi è un’analisi continua della possibilità che si possa innescare l’effetto Larsen: quando l’analisi verifica la possibilità dell’instaurarsi del feedback, viene attivato un filtro notch che va posizionarsi esattamente sulla frequenza del feedback, sopprimendolo.

Finestra rotonda

Apertura che si trova nell’orecchio medio fra lo stesso e l’orecchio interno, così chiamata per la sua forma, nella quale alloggia la platina della staffa. Consente di trasferire le vibrazioni della platina della staffa ai liquidi labirintici che, a loro volta, faranno vibrare la membrana basilare sollecitando le cellule cigliate.

Frequenza

Grandezza legata ad un fenomeno periodico che misura il numero di volte in cui il fenomeno si riproduce nell’unità di tempo. Nel caso del suono, o di fenomeni elettromagnetici, l’unità di misura è l’Hertz (Hz).

Guadagno

Nel caso di un amplificatore rappresenta il fattore d’incremento del segnale. Se in ingresso all’amplificatore ho 0,001 Volt (V) e alla sua uscita ho 1 V l’amplificazione, vale a dire il guadagno che l’amplificatore fornisce, sarà 1/0,001=100.

Guadagno di picco o massimo:

Lungo la curva di risposta rilevata a massimo volume con un segnale in ingresso di 60 o 50 dB (secondo il tipo d’amplificazione), il punto più elevato.

Guadagno d’inserzione:

Rappresenta la differenza fra la risposta dell’orecchio con l’apparecchio acustico indossato e acceso al volume d’uso e la risposta dell’orecchio aperto senza nulla al proprio interno.

Guadagno di riferimento:

Alla frequenza di riferimento il guadagno che si ottiene da un volume che determina un’uscita di 15 dB inferiore al livello di saturazione.

Guadagno funzionale:

In campo libero la differenza fra il risultato della prova con apparecchio acustico e il risultato della prova senza apparecchio acustico.

Guscio

Involucro su misura che racchiude tutta la circuiteria di un apparecchio acustico endoauricolare. È costruito sulla base dell’impronta auricolare e rispetta fedelmente la forma del Condotto uditivo esterno. Normalmente è realizzato in resina acrilica; in alcuni casi può essere realizzato in oro da fusione soprattutto quando esistano dei problemi d’allergia alle materie plastiche o in metallo galvanico (oro, argento) quando esistano problemi di spessore dell’involucro stesso. Esistono anche gusci in ceramica, estremamente resistenti, che possono sostituire l’oro in caso di problemi di allergia.

Hertz

Unità di misura della frequenza, cioè del numero di volte in cui l’oscillazione del sistema preso in esame (vibrazione acustica, meccanica, elettrica, elettromagnetica) assume lo stesso valore vettoriale nell’ambito dell’unità di tempo standard (1 secondo). Per fare alcuni esempi: la corrente di casa ha una frequenza di 50 Hz (negli U.S.A. 60), la frequenza del trasformatore di riga di un televisore è di 15.625 Hz, la frequenza di un fischietto per cani è di 24.000 Hz.

HTL

Letteralmente Hearing Treshold Level cioè Livello di Soglia Uditiva

Si tratta del livello al quale un soggetto inizia ad avere la percezione uditiva consistente nella presenza di un suono. La misura risulta essere sufficientemente precisa e ripetibile qualsiasi sia il metodo usato per la sua ricerca. Di certo la ricerca della soglia uditiva effettuata tramite cuffia non è il massimo per quanto riguarda un’applicazione protesica, essendo troppi gli errori sistematici che si commettono durante la rilevazione: dalla taratura fatta su cavità di metallo con volume standard quando l’orecchio difficilmente presenta una cavità di pari valore ad un diverso indice di riflessione e rifrazione. Da un punto di vista audioprotesico il miglior sistema di rilevazione della soglia uditiva è una rilevazione invivo attraverso la chiocciola del cliente: in tal caso, sostituendo al sistema di rilevazione l’apparecchio acustico, e misurandone il risultato applicativo invivo, siamo in una condizione di perfetta omogeneità con eliminazione di tutti gli errori sistematici insiti in qualsiasi altra modalità di rilevamento.

Impedenza acustica

Qualsiasi mezzo che comporti un’attenuazione del segnale sonoro nel suo percorso dalla fonte d’emissione al sistema di captazione rappresenta un’impedenza acustica. Nella fattispecie l’aria rappresenta un’impedenza acustica nel trasferimento di un segnale sonoro: se così non fosse, un suono potrebbe essere trasmesso con intensità inalterata a migliaia di chilometri di distanza. Nel caso che ci riguarda abbiamo impedenze acustiche in grado di attenuare determinate frequenze e che possono essere inserite nella curvetta dell’apparecchio acustico o sull’uscita del ricevitore (vedi filtri meccano-acustici). La funzione principale è quella di attenuare tutta la curva di risposta dell’apparecchio o porzioni della stessa secondo quanto richiesto dall’ipoacusia dell’utente e dalle caratteristiche di risposta dell’apparecchio acustico.

Impedenzometro

Strumento atto a misurare l’impedenza dell’orecchio medio. La misura avviene mediante l’alterazione della situazione pressoria dell’orecchio e mediante la misura di quanta parte di un segnale sonda è riflessa verso l’esterno nelle varie situazioni di pressione. Normalmente tali strumenti possono eseguire anche le prove di riflesso stapediale che servono a verificare la motilità della catena ossiculare. Come per gli audiometri, anche queste apparecchiature sono disponibili in diverse versioni dallo screening alla ricerca.

Impianto

In campo audiologico, tutto ciò che è impiantato nella mastoide è considerato un impianto. Ve ne sono di diversi tipi: impianto osseo, consistente in una vite d’acciaio al titanio che serve ad accogliere magneticamente un apparecchio acustico con vibratore che vibra sulla testa della vite, che risulta esterna, con il risultato di avere una resa notevolmente superiore a quella di un normale vibratore osseo esterno che ha la propria capacità di trasmissione verso la coclea ridotta dai tessuti molli presenti fra superficie del vibratore e mastoide. L’indicazione applicativa per questo tipo d’impianto è di un’ipoacusia totalmente trasmissiva: può trattarsi di un’atresia aures, di una timpanosclerosi, di un’otosclerosi, di una radicale. Un altro tipo di impianto è quello per orecchio medio che vede un microsolenoide con anima in ferrite vincolato alla lunga apofisi del martello e collegato mediante un sottilissimo filo all’impianto residente nella mastoide; tale impianto è gestito da un apparecchio magneticamente agganciato all’impianto che può essere programmato per erogare il guadagno, potenza, banda e compressione secondo necessità. L’indicazione applicativa attuale di questi impianti è per ipoacusie neurosensoriali di grado da medio a medio-grave. Infine esistono gli impianti cocleari che consistono in un impianto residente nella mastoide dal quale si diparte un multielettrodo che è inserito nella coclea. L’impianto cocleare necessita di rieducazione in quanto per definizione dovrebbe essere applicato in casi in cui un normale apparecchio acustico è senza efficacia.Vi sono anche altre limitazioni: il dotto cocleare deve essere pervio (cosa visibile mediante una TAC o, meglio, una risonanza nucleare), la perdita uditiva non deve essere retrococleare, la motivazione all’utilizzo della via acustica per la comunicazione deve essere eccezionale.

Impronta

Calco dell’orecchio rilevato con apposita tecnica e materiali che serve per la costruzione della chiocciola o guscio su misura.

Incudine

Secondo ossicino della catena ossiculare che mette in comunicazione il martello con la staffa. Insieme agli altri due forma un sistema di leva in grado di moltiplicare per circa venti volte il livello di pressione sulla finestra ovale rispetto a quello presente sul timpano.

Indagine anamnestica

È l’insieme delle informazioni sull’ipoacusia che raccogliamo dal cliente, mediante la consultazione di esami audiometrici e referti medici già in suo possesso o mediante domande specifiche volte a chiarire il quadro anamnestico appunto che si deve tener presente prima di decidere che tipo di protesizzazione proporre

Infrasuoni

Quella parte di segnali sonori non udibili dall’orecchio umano e di frequenza molto bassa, solitamente inferiore ai 16/20 Hz.

Insonorizzazione

Processo che tende a schermare un ambiente rispetto al rumore. Il risultato può essere raggiunto con diversi metodi e materiali. Nella situazione ottimale di una camera anecoica si ottiene un abbattimento del rumore fino a livelli non superiori a circa 18/20 dB.

Invivio

Metodo di rilevazione delle caratteristiche di un apparecchio acustico quando applicato ad un essere umano per la verifica della sua resa in condizioni d’utilizzo normale.

Intelligibilità

Il processo mentale che consente la comprensione di un messaggio verbale anche se composto da fonemi senza alcun senso.

Intrauricolare

Definizione ISO per apparecchio acustico che alloggi direttamente nell’orecchio grazie all’inserimento di tutta la circuiteria in un guscio realizzato su misura

Lateralizzazione

Fenomeno per il quale un segnale inviato su di un orecchio è percepito dall’orecchio opposto; può presentarsi più facilmente quando la differenza di soglia uditiva fra i due orecchi supera i circa 40 dB.

Liminare

Dicesi di prova audiometrica che si svolge nell’intorno del livello di soglia.

Lineare

Dicesi d’amplificazione che mantiene lo stesso rapporto ingresso/uscita al variare dell’entità del segnale in ingresso.

Livello di fastidio

Livello d’intensità sonora in grado di creare fastidio nell’ascolto del segnale. La sua misura è di qualche difficoltà in quanto dipende in buona parte dallo stato psicofisico del soggetto. Nel normoudente si situa nell’intorno dei 120 dBSPL.

Livello dolore

Livello di intensità sonora alla quale la sensazione suscitata dal suono non è più solo di suono ma anche di dolore. Nel normoudente tale livello d’intensità si situa attorno ai 140 dBSPL.

Localizzazione spaziale

Il fenomeno per il quale il cervello (la corteccia uditiva) è in grado di determinare la direzione di provenienza di un suono. Tale capacità è possibile solo nel caso d’ascolto binaurale, in quanto le differenze d’intensità e fase del segnale mettono la corteccia in condizioni tali da poter valutare la provenienza del segnale. In ascolto monoaurale, mancando differenze d’intensità e di fase fra le due orecchie, il riconoscimento della direzione di provenienza del suono è impossibile.

Logotomi

Parole bisillabiche senza alcun senso logico. Materiale per prove vocali tendente a dimostrare la massima percentuale d’intelligibilità depurata da qualsiasi fenomeno d’integrazione a livello centrale e di fenomeni d’integrazione cognitiva da parte del soggetto.

Loudness

Termine anglosassone ormai entrato nel gergo comune col quale s’indica l’intensità del suono come percepito da un soggetto.

Loudness growth:

Crescita dell’intensità del suono come percepita da un soggetto.
Loudness scaling:

Metodo di misura dell’intensità sonora come percepita da un soggetto: consiste nello stabilire il campo dinamico con misure randomizzate (casuali) del livello di minima percezione e di fastidio che consentono di definirne gli estremi con buona o ottima accuratezza; successivamente, sempre in maniera random, si inviano suoni a diverse intensità facendo giudicare all’utente il livello di percezione mediante una scala (a seconda delle tecniche può avere 5, 7, 11, 50 livelli) che può essere, per esempio: “NON UDIBILE”, “APPENA UDIBILE”, “UDIBILE”, “CONFORTEVOLE”, “FORTE”, “MOLTO FORTE”, “FASTIDIOSO”. La prova viene eseguita normalmente con audiometri specifici in grado di effettuare la valutazione statistica delle risposte e consiste nell’inviare almeno tre volte lo stesso livello mai però consecutivamente. Al termine della prova la macchina effettua la valutazione statistica delle risposte e costruisce il diagramma della “loudness growth” per quell’utente specifico. Da tale diagramma è possibile costruire una curva target che rispetti le necessità del soggetto per quanto riguarda l’amplificazione per segnali deboli, medi e forti.

Lunghezza d’onda

La distanza minima, nella direzione di propagazione del segnale, fra due punti che vedono la vibrazione con la stessa fase.

Lüscher

Prova audiologica finalizzata alla determinazione della presenza o meno del recruitment.

Martello

Primo ossicino della catena ossiculare, solidale con la membrana del timpano di cui segue qualsiasi movimento trasmettendolo all’incudine e da questi alla staffa ottenendo l’azione di leva moltiplicatrice che ci si aspetta.

Mascheramento

Il procedimento con cui si “assorda” un orecchio (con un rumore specifico) per impedirgli di captare un suono inviato sull’altro. La ragione di un tal modo di procedere deriva dalla possibilità che un orecchio possa captare vibrazioni sonore per via transcranica e quindi alterare il risultato di una prova audiometrica

Membrana tectoria

La membrana che ha il compito, all’interno dell’organo di Corti, di stimolare le ciglia delle cellule della fila interna per creare sensazione acustica nella corteccia. È vincolata alle ciglia delle cellule delle tre file esterne che hanno il compito di attrarla più o meno vicina alle estremità delle ciglia delle cellule della fila interna per aumentarne la sensibilità ai suoni deboli

Membrana basilare

Parte dell’orecchio interno, all’interno della coclea, che separa la scala timpanica dall’organo del Corti di cui è il supporto

Mastoide artificiale

Sistema di misura che imita il comportamento impedenziale della mastoide reale e che consente di misurare le prestazioni di un apparecchio acustico funzionante ramite vibratore osseo. Sistema estremamente delicato e che necessita di periodiche verifiche e tarature.

Mastoide

Parte della scatola cranica che si trova posteriormente all’orecchio. Presenta una struttura alveolare normalmente contenente aria. Quando per motivi vari l’aria viene assorbita o sostituita da essudazione si ha una sua infiammazione (mastoidite) che può sfociare in fenomeni anche di maggior gravità. Sulla mastoide si appoggia normalmente il vibratore dell’audiometro per l’esecuzione delle prove audiometriche per via ossea oppure il vibratore d’apparecchio acustico per via ossea siano essi occhiali, archetti, fasce. È anche il luogo deputato ad accogliere impianti fissi tipo gli impianti cocleari, gli impianti d’orecchio medio, gli impianti per trasmissione ossea.

Mascheratore

Si tratta normalmente d’apparecchi aventi l’estetica di un comune apparecchio acustico ma che erogano un rumore il cui scopo è il mascheramento dell’acufene. Esistono in versione retroauricolare, in versione endoauricolare, a volte combinati con una parte funzionante come vero e proprio apparecchio acustico. Quando ben applicato un mascheratore può avere successo in circa il 20/25% dei casi: il successo si misura sulla base del fatto che l’utente gradisca il rumore messo dal mascheratore invece del proprio acufene, ma soprattutto dal fatto che, tolto il mascheratore l’acufene non si ripresenti se non dopo almeno qualche minuto. Esistono anche altri modi per mascherare gli acufeni: si parla di stimolazione elettrica transcutanea, della combinazione della stimolazione transcutanea con quella sonora, della stimolazione sonora con suoni randomizzati o con sweep di frequenza attorno alla frequenza dell’acufene, etc. nella normale clinica una vera e propria terapia dell’acufene si basa comunque sulla combinazione di varie terapie, anche farmacologiche, fra le quali quella psichiatrica ha solitamente un peso preponderante (vedi anche TRT).

Membrana timpanica

Ovale di tessuto muscolare che chiude il condotto uditivo esterno vincolato all’ossicino chiamato martello al quale trasmette le vibrazioni determinate dal suono che su di essa incide.

Metodi prescrittivi

Vengono così chiamati quei metodi che mediante formule matematiche determinano la costruzione di una curva target che rappresenta, secondo l’estensore della formula, il modo ottimale di ascolto dell’utente di apparecchio acustico. Esistono decine di formule diverse alcune delle quali portano a risultati di curva target estremamente diverse le une dalle altre. Ciò depone presumibilmente per differenze consistenti nella percezione di un dato idioma, ma anche per una notevolissima plasticità cerebrale che consente di ottenere un imprinting cerebrale che riesce a sfruttare al meglio anche modi d’erogazione dell’amplificazione molto diversi fra loro. Un elenco dei metodi più conosciuti comprende: NAL, POGO, BERGER, KELLER, FIG-6, DSL I/O, LIBBY 1/3, LIBBY 1/2, LIBBY 2/3, ½ DI GUADAGNO. A questi metodi internazionalmente conosciuti ed usati si affiancano poi metodi originati dalle varie case costruttrici e che nascono specificatamente per la taratura di specifici apparecchi o per sfruttarne particolari prestazioni: abbiamo allora il SAS per l’applicazione del Quattro e del Logo, abbiamo lo ScalAdapt per l’applicazione del Trisound, etc.. In linea di massima volendole applicare in modo tale da aver dei risultati validi, si dovranno usare formule che si reggono sulla regola del terzo di guadagno per perdite uditive che non superano i 50 dB, formule che si reggono sulla regola del mezzo guadagno per perdite uditive fra i 50 e i 75 dB e formule basate su regole superiori al mezzo guadagno per perdite uditive superiori ai 75 dB.

Microfono

Trasduttore per eccellenza dei segnali sonori in un apparecchio acustico. Possono essere di diversi tipi: magnetici, ceramici, electret, direzionali. Oggi sono in commercio praticamente solo microfoni electret (o a condensatore) in quanto più robusti e meno sensibili a fattori climatici di tutti gli altri. Inoltre offrono una risposta in frequenza molto ampia e facilmente elaborabile. In partenza comunque il microfono può presentare una curva di risposta “piatta”, cioè a banda larga, oppure con attenuazione dei gravi più o meno pronunciata, oppure “scalinata”, vale a dire con risposta a scalini sui gravi (specificamente prevista per meglio compensare le presbiacusie), oppure “anti larsen”, cioè con una costruzione adeguata a minimizzare la sensibilità alle vibrazioni meccaniche. Il microfono direzionale dispone di una seconda entrata per il suono, normalmente posta in opposizione rispetto alla principale, che costringe il suono a percorrere una strada più lunga ritardandone pertanto l’arrivo sulla membrana sensibile: ciò fa sì che per i suoni gravi lo sfasamento introdotto dalla differenza di tempo d’arrivo sulla membrana ne riduca notevolmente l’amplificazione migliorando l’intelligibilità del segnale e migliorandone la discriminazione di provenienza.

Microfono sonda

Particolare tipo di microfono che, dotato di un apposito tubicino, può essere inserito nel condotto uditivo esterno per rilevare l’intensità del segnale ivi presente in assenza o in presenza dell’apparecchio acustico normalmente va tarato ogni volta che deve essere usato per consentire la memorizzazione dell’“ambiente” circostante.

Modulazione

Fenomeno per cui un segnale (portante) di elevata frequenza (per le normali applicazioni elettroniche si parte dai 100.000 Hz in poi) viene modulato (variato) in ampiezza o in frequenza per vari scopi: trasmissione radio o, nel caso dell’audiologia, per rendere un segnale test meno influenzabile dalle condizioni ambientali quali onde statiche, riflessione e rifrazione. Nel caso degli apparecchi acustici troviamo la modulazione nei ricevitori in classe “D”, nei sistemi scuola in FM o in IR, o su particolari apparecchi acustici dotati anche di ricezione FM.

MPO

Maximum Power Output = (Controllo) di Massima Potenza in Uscita. Altra denominazione del Power Control. Oltre al controllo di MPO indica anche sic et simpliciter la massima potenza erogata in uscita per 90 dB in ingresso

Nervo acustico

Insieme degli assoni delle cellule cigliate che si prolunga verso la corteccia e che ha il compito di trasferire il segnale codificato dalla coclea al cervello.

Neurone

Cellula nervosa composta da un corpo centrale e da “assoni”, protuberanze filiformi col compito di mettere in connessione una cellula nervosa con altre.

Occhiale

Consideriamo evidentemente solo l’occhiale acustico. Apparecchio acustico il cui circuito è alloggiato nell’astina di un occhiale. Tale forma è particolarmente utile quando si debba utilizzare per la correzione acustica la via ossea: in tal caso l’occhiale presenta un vibratore che si posiziona sulla mastoide e che trasmette le vibrazioni direttamente all’orecchio interno via l’osso della scatola cranica. Nel caso invece dell’occhiale per via aerea ci troviamo di fronte ad un apparecchio concettualmente abbastanza vecchio che non ha un’eccessiva flessibilità applicativa: più interessante da un punto di vista applicativo si rivela la metodica Bruckhhof che consente di montare dei normali retroauricolari sull’astina di normali occhiali da vista o da sole. Questo garantisce di poter consegnare al paziente l’apparecchio acustico più idoneo al suo caso venendo incontro anche alle sue esigenze estetiche.

Organo del Corti

Parte dell’orecchio interno, precisamente della coclea, in cui si attua la trasformazione di un segnale meccanico in elettrico. È costituito da quattro file di cellule cigliate di cui tre definite esterne ed un’interna. Non è ancora del tutto chiaro quale delle file è quella che invia gli spikes alla corteccia.

Ossicini

Le tre più piccole ossa del corpo umano che si trovano nell’orecchio medio: martello, incudine e staffa e che compongono la catena ossiculare. La loro funzione è quella di creare un effetto leva che moltiplica per venti la forza presente sul timpano riportandola sulla finestra ovale.

Perdita neurosensoriale

Ipoacusia determinata da un problema dell’orecchio interno (coclea) o del nervo acustico.

Parole bisillabiche

Materiale fonetico per l’esecuzione di prove vocali composto di parole di due sillabe aventi senso compiuto. È il materiale fonetico maggiormente usato nelle prove vocali.

Padiglione auricolare

La parte anatomica a forma grossolanamente d’imbuto che possiede la proprietà di convogliare il suono all’imboccatura del condotto uditivo esterno.

Otoemissioni acustiche

Emissioni sonore spontanee rilevate da Kemp in quasi tutti gli orecchi normalmente funzionanti. La registrazione delle otoemissioni consente di stabilire la correttezza di funzionamento dell’orecchio interno. Non è ancora chiaro perché l’orecchio normale produca le otoemissioni, ma nell’attesa di una spiegazione plausibile, il fenomeno è comunque sfruttabile per la diagnostica delle ipoacusie.

Perdita piatta

Perdita uditiva morfologicamente piatta (vale a dire che la variazione della perdita non varia per più di 10 dB fra i 250 e i 4000 Hz).
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Perdita trasmissiva

Ipoacusia determinata da un problema dell’orecchio medio o esterno. Può trattarsi di un banale tappo di cerume, fino ad arrivare ad un colesteatoma.

Potenziali evocati

Esami audiologici basati sulla risposta cerebrale a segnali appositamente inviati che possono essere sonori, visivi, mioelettrici, etc. Nel caso di segnali sonori si valuta la risposta della corteccia uditiva ed in base ad essa si ha una misura della capacità uditiva o meno del soggetto. Pregio maggiore la totale obiettività dell’esame; difetto maggiore, la scarsa precisione sia nei livelli sia in frequenza.

Potenziometro

Comando a disposizione dell’utente con la funzione di variare il volume di riproduzione del segnale attraverso l’apparecchio acustico.

Presbiacusia

Ipoacusia tipica dell’anziano consistente in una progressiva perdita d’udito ad iniziare dalle frequenze più acute per poi raggiungere anche le frequenze più gravi.

Prova tonale

Prova audiometrica eseguita con toni puri (rumore a bande strette, toni interrotti o toni vobulati) tendente a quantificare l’entità della perdita uditiva.

Prova vocale

Prova audiometrica eseguita con materiale vocale tendente a qualificare la perdita d’udito.

Pulsato

Modo di presentazione del tono durante una prova audiometrica tonale. In questo caso il tono è automaticamente interrotto a cadenza fissa per facilitarne l’individuazione da parte del soggetto. Particolarmente utile quando si debba procedere alla prova tonale in soggetti con acufeni.

Questionari

Esistono molti tipi di questionari ad uso audioprotesico: ne esistono per valutare le necessità di amplificazione del cliente e le condizioni ambientali in cui vive e le necessità (per esempio le scale di DENVER, SANDERS, etc.) e ne esistono per verificare l’efficacia protesica (APHAB) o per valutare come e cosa modificare sull’apparecchio acustico al fine di migliorare l’abitudine all’uso e il risultato protesico (CAMADAPT, FITTING ASSISTANT delle varie marche produttrici, etc.). Esistono anche questionari per valutare l’entità dell’handicap residuo. Solitamente i questionari contengono fino ad un massimo di una trentina di domande, in certi casi con domande di controllo, cioè con domande che servono a verificare se il cliente ha ben capito la domanda. In generale, scopo dei questionari è valutare se si sta fornendo la corretta amplificazione ed in alcuni casi il suggerimento di cosa fare per raggiungere il miglior risultato. A volte tale suggerimento agisce in automatico sulle regolazioni degli apparecchi al fine di realizzare il suggerimento dato (evidentemente ciò è possibile solo sugli apparecchi programmabili e digitali).

Rapida caduta

Dicesi d’ipoacusia la cui morfologia è in rapida discesa: s’intende rapida caduta quando la differenza fra il livello a 250 Hz ed il livello a 4000 Hz è superiore a 30 dB.

REAR

Real Ear Aided Response:

risposta dell’orecchio protesizzato, in altre parole rilevazione della pressione sonora nell’orecchio protesizzato, senza alcun’operazione di sottrazione di risonanza o altro. Indica la reale potenza scaricata sul timpano.

REIG

Real Ear Insertion Gain:

guadagno d’inserzione in orecchio reale. La misura consiste nel rilevare la pressione sonora presente nella cavità residua, detraendo dal valore rilevato il valore della curva di risonanza ad orecchio libero. Misura qual è il guadagno, al netto della risonanza del condotto, fornito dall’apparecchio acustico.

REIR

Real Ear Insertion Response:

a volume di riferimento, misura la risposta in frequenza dell’apparecchio acustico applicato.

REM

Real Ear Measurement:
Misure in orecchio reale: sistema di misura ancora non normalizzato per effettuare le misure nell’orecchio reale.

Ricevitore

Termine gergale per indicare il micro altoparlante usato negli apparecchi acustici. Ha subito una notevole evoluzione nel tempo, anche se solo da un punto di vista dimensionale, pur mantenendo dai primi anni venti il tipico funzionamento magnetico.

Roll - over

Forma particolare della risposta ottenuta nell’esecuzione delle prove vocali e che denota la presenza di recruitment nel soggetto sotto test.

Sommazione

Termine col quale si indica il fenomeno che avviene a livello cerebrale centrale per cui ascoltando con due orecchie si ha una sensazione di ascolto quasi doppia rispetto all’ascolto con un solo orecchio. A livello centrale, ascoltando con due orecchie, infatti, si ha un raddoppio di sensazione acustica che tradotta in numeri vale 3 dB. Il fenomeno è possibile sia a livello quantitativo sia a livello qualitativo: se centralmente tutto funziona normalmente inviando lo stesso messaggio alle due orecchie separatamente (quindi in cuffia) ma provvedendo a togliere i gravi su di un orecchio e gli acuti sull’altro, il risultato dovrebbe essere per una perfetta capacità di 8 ricostruire il senso delle parole o frasi anche se separatamente potrebbero risultare incomprensibili.

Soglia uditiva

Livello d’intensità sonora alla quale compare la sensazione uditiva.

S.I.S.I.

Short Increment Sensitivity Index (Indice di sensibilità ad incrementi brevi) tipo di prova audiologica tendente a dimostrare l’esistenza o meno del recruitment.

Sonda

Trasduttore da inserirsi in un orifizio corporeo. Nel campo dell’audiologia si hanno sonde per effettuare la timpanometria, l’audiometria in vivo, la rilevazione delle otoemissioni acustiche, le verifiche in vivo.

Sordità improvvisa

Fenomeno tale per cui un soggetto di colpo soffre di un abbassamento uditivo di entità più o meno elevata. Se curata adeguatamente entro le 72 ore dall’insorgenza del fenomeno vi sono forti possibilità di un recupero quasi totale della capacità uditiva. È quindi di fondamentale importanza, nel caso di paziente che si presentasse con un tale problema, il pressante invito a recarsi con urgenza presso un pronto soccorso per sottoporsi alla terapia adeguata.

Staffa

Ultimo ossicino della catena ossiculare composto da platina, branche e testa. E’ l’ossicino responsabile della maggior parte dei problemi di trasmissione imputabili alla catena ossiculare, o perché è bloccata la platina da processi d’ossificazione della stessa o perché si verifica una disarticolazione della staffa dall’incudine.

Stapedio

Muscolo che si trova all’interno della cassa timpanica e che ha il compito di irrigidire la catena ossiculare in presenza di segnali sonori particolarmente intensi. Manca in circa l’1% della popolazione. Se ne studia la funzionalità mediante le prove di riflessologia stapediale eseguibili con l’impedenzometro.

Suono

Perturbazione molecolare che può propagarsi in un mezzo elastico in grado di generare sensazione uditiva. Più in generale si hanno suoni nel campo dell’udibile (per l’essere umano) quando la frequenza di tale perturbazione è compresa fra 20 e 20000 Hz e suoni non udibili quando si scenda sotto i 20 Hz (infrasuoni) o sopra i 20000 Hz (ultrasuoni).

Tappi antirumore

Lo scopo precipuo dei tappi antirumore è la protezione dell’udito dal rumore. Esistono in vari modelli e con diverse prestazioni: modelli standard in spugna di tipo particolare con capacità di attenuare il livello sonoro attorno ai 30 dB sulle frequenze centrali, o in versioni realizzate su misura mediante rilevazione dell’impronta, che possono contenere al proprio interno anche delle cavità risonanti e/o dei filtri, a volte variabili, per l’attenuazione di frequenze specifiche.

Tensore del timpano

Muscolo quasi inattivo nella specie umana che ha il compito di mantenere in corretta tensione la membrana timpanica.

Timapanometria

Prova audiologica tendente a verificare la funzionalità della membrana timpanica e lo stato della cassa timpanica. Consiste nel far variare la pressione fra sonda e membrana timpanica e nel verificare come varia l’assorbimento d’energia nelle varie situazioni pressorie.

Timpano

Membrana di tessuto muscolare a fibre incrociate che sta al termine del condotto uditivo esterno e che ha il compito di mettere in vibrazione la catena degli ossicini.

Tono puro

Tipo di segnale usato nelle prove audiologiche atte a definire l’entità e/o qualità di un’eventuale ipoacusia. Si dice tono puro un segnale composto di una singola frequenza avente forma d’onda perfettamente sinusoidale.

Trasduttore

Dicesi trasduttore un sistema che converte un segnale da elettrico a meccanico o viceversa. Trasduttori sono i microfoni ma anche i ricevitori o i vibratori.

Tromba d'Eustachio

Condotto che mette in comunicazione la cassa timpanica con il retrofaringe e che consente la corretta aerazione della cassa timpanica stessa.

TRT

Tinnitus Retraining Therapy : terapia di riabilitazione all’acufene. I fondamenti di tale terapia sono datati 1981/82 e sono stati elaborati da Jastreboff. La terapia si basa sul far abituare il soggetto alla presenza dell’acufene la cui importanza viene ridotta mediante un incremento del campo sonoro ottenuto con un parziale mascheramento o, in presenza di ipoacusia, con un’amplificazione che ne mascheri parzialmente la presenza. L’abitudine all’acufene viene raggiunta mediante un’azione di counseling che comprende anche sedute di training autogeno e/o sedute di yoga. Detto in parole povere, la TRT tende a far sì che qualsiasi cosa il soggetto faccia sia da lui considerata come di estremo interesse tanto da “estraniarsi” da qualsiasi cosa per concentrarsi su di essa e quindi non sentire più nemmeno l’acufene. Quello che capita a chiunque quando legga, per esempio un romanzo molto coinvolgente o assista ad un film altrettanto coinvolgente: non si sente nulla e non si vede nulla se non ciò che si sta leggendo o guardando. Secondo le statistiche presentate da Jastreboff, la TRT parrebbe avere percentuali di successo attorno all’80%.

Via aerea

Modalità d’invio del suono all’orecchio: può trattarsi della via usata per l’applicazione degli apparecchio acustico, oppure la prova effettuata mediante una cuffia o in campo libero che consente di valutare la capacità uditiva di questa via acustica.

Ultrasuoni

Suoni di frequenza troppo elevata per suscitare sensazione uditiva in un essere umano. Si parla normalmente d’ultrasuoni quando la frequenza supera i 20.000 Hz.

UCL

UnComfortable Level cioè livello di sconforto o meglio di fastidio. Si tratta del livello d’intensità sonora al quale il soggetto passa dalla sensazione uditiva alla sensazione di fastidio. Nel normoudente tale livello è situato nell’intorno dei 120 dBSPL, mentre nell’ipoacusico il livello di fastidio varia sulla base del tipo di ipoacusia: se trasmissiva il livello di fastidio sale quasi di conserva con il GAP VA/VO; se neurosensoriale cocleare rimane inalterato o addirittura 12 scende; se retrococleare si sposta verso valori sempre più alti durante la stimolazione (fenomeno della fatica uditiva). Statisticamente si può determinare un livello di fastidio legato ad un certo livello di soglia uditiva, come fatto da Pascoe. Ormai molti apparecchi digitali tengono conto di questi valori statistici durante l’applicazione automatica nel caso in cui l’audiogramma caricato nel software non contempli valori d’UCL. In linea di massima perché l’applicazione protesica abbia successo è indispensabile prima di tutto non superare mai l’UCL del cliente, poi adattare l’amplificazione alle sue necessità. Per rilevare l’UCL esistono molti modi: dall’invio, frequenza per frequenza, di segnali di crescente intensità fino a che il cliente non segnala intolleranza, alla ricerca mediante Loudness Scaling, all’impedenzometria, al riflesso stapediale. Nessuno di questi metodi da valori certi in assoluto, dipendendo le prove audiometriche dallo stato psicofisico del momento del cliente e quelle impedenzometriche da un’incertezza della misura di +/- 15 dB sulle frequenze estreme. Dovendo comunque correggere il valore trovato strumentalmente in fase applicativa sulla base delle reazioni specifiche del cliente, il suggerimento è quello di utilizzare la tabella di Pascoe e, quindi procedere alle opportune correzioni: si guadagna in tempo e l’errore commesso di rado risulta essere di danno o fastidio per il cliente.

Ventilazione

Foro praticato nella chiocciola o nel guscio di un apparecchio acustico con fini diversi. In alcuni casi il fine può essere di lasciar uscire l’amplificazione in eccesso sui toni gravi, cosa utile in particolare quando la capacità uditiva in questa zona di frequenze sia particolarmente buona. In contemporanea i suoni gravi hanno la possibilità di essere percepiti in modo più naturale attraverso la ventilazione. La ventilazione consente anche la riduzione dell’effetto d’occlusione, in quanto il giro d’aria che consente toglie la sensazione di chiuso che in qualche caso può aversi. Attenzione invece all’effetto rimbombo, che, paradossalmente può essere accentuato dalla ventilazione se questa fosse eseguita con un diametro non corretto: infatti, una ventilazione inferiore a 3 mm. comporta un incremento dell’amplificazione attorno ai 500 Hz che potrebbe peggiorare la situazione da questo punto di vista. Particolare attenzione va sempre posta all’amplificazione necessaria sui toni acuti: per evitare il feedback non si deve superare un guadagno di 25 – 27 dB sulle frequenze acute; superato questo limite il feedback è assicurato, a meno che non si usino apparecchi dotati di controllo digitale del feedback. Ma anche in questi casi la certezza del non innesco non è totale.

Via ossea

Modalità d’invio del suono all’orecchio: può trattarsi della via usata per l’applicazione dell’apparecchio acustico, oppure la prova effettuata mediante un vibratore osseo posto sulla scatola cranica, normalmente sulla mastoide, che consente di definire la reale capacità funzionale dell’orecchio medio.

Vibratore osseo

Trasduttore che consente di effettuare le prove per via ossea. Consiste in un vibratore che posto sulla mastoide o sulla fronte invia il segnale direttamente all’orecchio interno bypassando l’orecchio medio: in questo modo si ha una misura della reale funzionalità dell’orecchio medio stesso.

Vibrotattile

Sensazione sensoriale fornita da una stimolazione del tatto. In alcuni casi può essere utile aggiungere tale stimolazione alla stimolazione acustica per incrementare il “monte” informazioni fornito all’utente. A questo scopo si utilizzano dei grossi vibratori che possono essere appoggiati al polso, al gomito, allo sterno. Si può lavorare con uno, due, fino a sette vibratori: in quest’ultimo caso, si può insegnare all’utente a decodificare messaggi anche complessi aventi senso compiuto (per inciso questo metodo è stato usato dagli astronauti americani durante gli ultimi tempi della guerra fredda per evitare trasmissioni in “chiaro”).

Weber

Prova tendente a valutare quale orecchio offre il maggior gap fra via aerea e via ossea. Si realizza ponendo un vibratore al centro della fronte e chiedendo al soggetto di individuare il lato dal quale gli pare di percepire in maniera più forte il segnale.